mercoledì 23 dicembre 2020

Risposta ad un testo di Vito Mancuso tratto da “I Quattro Maestri”

In un testo tratto dal volume “I Quattro Maestri” di Vito Mancuso, l’autore nega l’esistenza del peccato originale, che a suo dire sarebbe stato inventato da Paolo di Tarso, concludendo che non essendoci alcun peccato d’origine che avrebbe portato la morte nel mondo, la morte di Cristo sarebbe stata non necessaria.   Non fu Paolo però ad ”inventare”, come pare dire il Mancuso, il peccato d’origine le cui conseguenze sono legate alla natura umana e a causa di questa all’intera natura, ma di peccato originale ne parla, molto ma molto prima di Paolo, la Sacra Scrittura nel primo libro: Genesi. Con il genere letterario mitico caratteristico delle letterature orientali, lo scrittore sacro ci racconta di un grave peccato dell’uomo e della donna a cui il Creatore aveva dato tutto, ma aveva solo proibito loro di non mangiare il frutto dell’”albero della conoscenza del bene e del male” (linguaggio mitico per comunicarci una profonda realtà), cioè la definizione di ciò che è bene e di ciò che è male non può che appartenere a Dio che ha fatto l’uomo e lo conosce intimamente. Anzi gli ha anche dato la coscienza interiore con cui comprendere liberamente quello che è buono e di quello che è male. Il testo biblico vuole dirci che senza un riferimento a norme trascendenti, che sono anche impresse nella coscienza di ogni persona, non è possibile per l’uomo determinare il bene e il male in modo certo. Se la definizione di quello che è bene e quello che è male fosse lasciata all’arbitrio dell’uomo ci sarebbe stato sempre il rischio che ogni individuo definisse il bene secondo il proprio tornaconto o secondo le proprie visioni della realtà con grandissimo rischio. Si è visto nella storia cosa è successo ogni volta che o un violento o un esaltato prese le redini di un popolo seguendo le proprie convinzioni di ciò che secondo lui è il bene: è la storia di tutte le dittature. Ritornando poi al racconto biblico l’uomo non solo si arroga il diritto sul bene e il male, ma togliendo questa prerogativa a Dio, si crede a sua volta onnipotente fino a credersi Dio. Infatti il tentatore gli suggerisce “sarete come Dio” (Genesi 3, 5). Gravissimo peccato di superbia tale da non vedere più i propri limiti portandolo al disastro. “Si accorsero allora di essere nudi” (Genesi 3, 7) cioè l'uomo e la donna si accorsero di essere niente, soli, senza più l'amicizia di Dio. Questo racconto delle origini è anche la storia dell’umanità e della società contemporanea che ripete il peccato dei nostri progenitori. Di tanto in tanto, l’uomo si crede Dio o gioca a fare Dio, ma non essendolo compie spesso disastri che portano sofferenza e morte. Il racconto della Genesi ci parla anche, sempre con il linguaggio del mito, dell’”albero della vita” (Genesi 2,9) precluso all’uomo, ma creato per l’uomo, con un significato molto profondo. Il desiderio di essere Dio sottintende l’aspirazione dell’uomo alla vita eterna, al superamento della morte, ma non essendo nella natura dell’uomo la capacità di vincere la morte, questa possibilità poteva essere data solo dal Creatore . Ecco allora che giungiamo a Gesù Cristo. Per assicurare all’uomo la vita eterna e la sua vita divina, Dio assume in Cristo totalmente la natura dell’uomo che ha creato, fa l’esperienza totale della vita umana fino all’esperienza della morte per vincerla riprendendosi la vita con la risurrezione del proprio corpo e innalzando la natura umana nel mistero di Dio. Ecco allora che era “necessaria” l’incarnazione e la morte del Cristo, contrariamente a quanto dice il Mancuso. Paolo dice queste cose e non ha inventato nulla. Anzi, raccontano gli Atti degli Apostoli che Paolo, prima di partire per i territori dell’impero romano per diffondere la fede in Cristo, si consultò a lungo con Pietro e altri apostoli per essere certo di predicare, senza sue interpolazioni, gli insegnamenti autentici di Gesù che lui non aveva conosciuto nella sua vita terrena. A me pare che a Mancuso sia mancata questa visione biblica per cui la vicenda del peccato dei nostri progenitori prelude e si conclude in Cristo e nella sua totale esperienza della nostra umanità, dalla alla morte e soprattutto alla sua vittoria sulla morte. Cristo che ci ha detto di se “io sono la via, la verità e la vita” ha indicato in se la strada per noi verso l’”albero della vita”.

Enrico Pierosara