Un visitarore del mio sito
http://plerosariaantiqua.freeservers.com mi ha posto una domanda difficile, ma
fondamentale: “come posso trovare Dio?”
Questa è stata la mia risposta:
“Sono contento che questa domanda molto profonda sia scaturita nella tua mente e nel tuo cuore
visitando il mio sito che ho voluto espressamente fosse una testimonianza all’amore di Dio.
Certamente però è stato il Signore che ti ha posto questa
domanda nel cuore. Infatti, ci ricorda Giovanni nel suo Vangelo e nella sua
prima lettera che non siamo noi a scegliere il Signore, ma è Lui che sceglie
noi, è lui che “ci ha amato per primo” (“Non voi avete scelto me, ma io ho
scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” [Giovanni
15:16]; “Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo.” [1Giovanni 4,19]).
La storia personale della fede di ognuno di noi è sempre un
dono che ci trascende: con la nostra intelligenza e con la nostra ricerca non
approderemmo a nulla se non fosse Dio a mostrarsi a noi e a darci la capacità
di vederlo con questo strumento di conoscenza misterioso, perché aldilà delle
nostre capacità naturali, che è la fede.
Questo è un talento che ci viene dato perché “porti frutto”, secondo la
citazione di Giovanni riportata sopra.
Come coltivarlo? Traggo la
risposta dalla Parola di Dio. Prima di
tutto va anteposto a tutto: “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va
in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti
i suoi averi e la compra.” (Matteo 13: 45-46)
Un modo di far fruttare questo dono/talento della fede lo
trovo nel vangelo di Matteo, cap. 10:27: “quello che ascoltate all'orecchio
predicatelo sui tetti”. Raccontare agli
altri la propria esperienza di come il Signore ci ha chiamati e di come ci ama,
è un modo di predicare il vangelo. Non è infatti questa la buona novella
(vangelo significa questo) annunciata dagli angeli a Betlemme: “pace in terra
agli uomini che Dio ama”? . Gli uomini
oggi hanno una profondissima sete di Dio proprio perché si sentono smarriti,
senza una meta precisa per la loro vita, un relativismo che uccide ogni loro
speranza e noi, come ci esorta Pietro nella sua prima lettera, dobbiamo essere
“pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è
in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto” (1Pietro 3,15).
Poi ci sono stati dati tanti altri talenti….che
responsabilità!!!…: la vita, prima di tutto, la salute fisica, l’intelligenza,
il corpo, ecc.. Tutta la Sacra
Scrittura, il Vangelo e le lettere degli apostoli in particolare ci dicono come
fare per far fruttare questi doni per la vita eterna.
È necessario inoltre un impegno costante per conservare il
cuore per il Signore “Chi salirà il
monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore
puro” (Salmo 23: 3-4) “Beati i puri di
cuore, perché vedranno Dio (Matteo 5:8).
Con un cuore così, la fede ci farà capaci di vedere il Signore nelle
persone, nella natura, ovunque troveremo tracce di Lui, della sua
bellezza. Il Signore è un Dio nascosto
che lascia ovunque tracce di se perché ci sia possibile trovarlo senza che Lui
si imponga con la sua grandezza sulla nostra limitatezza. La fede è un velo, dietro il quale noi
cresciamo nel suo amore fino a poterlo raggiungere, senza che la sua
infinitezza possa sopraffarci. Scrive Giovanni:
“Ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando
egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come
egli è” (1Giovanni 3,2). Mi è sempre
piaciuto quel brano tratto dal libro
primo dei Re al capitolo 19, in cui il profeta Elia racconta della sua
richiesta al Signore di poterlo vedere, ma il Signore gli risponde che non è
possibile perché un uomo non può sostenere la visione della grandezza di Dio,
ma gli darà la possibilità di poterlo percepire in qualche modo.
Il profeta, allora, nascosto in una caverna sente passare un
vento impetuoso, un forte terremoto, un fuoco rovente, ma sa che in quelle
manifestazioni di potenza non c’è il Signore …”dopo il fuoco ci fu il mormorio
di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e
si fermò all'ingresso della caverna..”
Elia percepisce il Signore nella dolcezza di questo zeffiro che lo
avvolge: la dolcezza di Dio. L’amore di
Dio, la dolcezza di Dio e la tenerezza di Dio diventa la nostra pace: “Egli infatti è la nostra
pace” (Efesini 2:14).
Dio è amore e quindi cercarlo e trovarlo significa in ultima
analisi abbandono a questa infinita realtà che attrae i nostri cuori e le
nostre menti fino a diventare l'amore primo, perché Dio è bellezza, giovinezza, amore e verità,
in modo assoluto, secondo le parole di Giovanni
Paolo II. Il nostro cuore ha
infatti sete di assoluto, di certezze definitive. L'assoluto poi si è fatto persona in
Cristo, per farsi incontrare, è lui la via e se vogliamo "incontrare Dio
veramente" non possiamo prescindere da lui. Se sfogli il Vangelo, leggerai nel cosiddetto
"discorso della montagna" una traccia in Matteo 5:8 " Beati i
puri di cuore,perché vedranno Dio."
Chi ha il cuore innocente, il cuore distaccato dalle cose, mite,
pacifico, assetato dell'amore di Dio...Lo vedrà in ogni cosa intorno a se:
negli occhi della propria ragazza, nella bellezza della natura....vedrà che c'è
bellezza e amore ovunque nel mondo, anche in un filo d’erba e in un insetto,
perché tutto è stato creato dalla bellezza increata e dall’amore increato. È
Lui che in ogni istante da a ogni cosa sussistenza, vita e finalità. Infine, il Cristo, il “Dio con noi”, lo
incontriamo nella Chiesa: nei sacramenti della Chiesa che sono il mezzo per
entrare in relazione diretta e personale con il Signore, oggi.....”
Enrico Pierosara
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