domenica 10 gennaio 2021

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

Nella messa di questa festa liturgica, il vangelo di Marco (Mc 1,7-11)  ci racconta, con la consueta sobrietà di questo evangelista, l’evento del battesimo di Gesù presso il fiume Giordano.

Mi soffermo su una sola frase “E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli…”. I cieli in questo contesto non sono il cielo che ci sovrasta con le nuvole, le stelle, il sole e la luna, ma i cieli, definizione impropria a causa della povertà della nostra lingua, è “la dimora di Dio”, come leggiamo in molti testi biblici (Sal 33,13-14; 102,20; Is 63,15; Es 9,29; 2 Cr 30,27; At 7,49).   Ho citato solo alcuni esempi, ma nel Nuovo testamento ci sono tantissime citazioni sui cieli come “luogo del divino”, basta solo ricordare l’inizio della preghiera che ci ha insegnato Gesù: “Padre nostro che sei nei cieli”.

Ebbene, i cieli si erano chiusi all’uomo con la ribellione di Adamo, la relazione diretta con Dio era cessata.  Solo Dio poteva riaprire i cieli, dimora suprema di ogni aspirazione assoluta, all’uomo. Il profeta Isaia infatti invocava “stillate dall'alto, o cieli,… le nubi piovano il Giusto” (Is. 45,8).  Ecco che con l’incarnazione di Cristo questo è stato possibile, i cieli si sono addirittura “squarciati”, per usare il termine evangelico.  Grazie a Cristo, Dio con noi, al nostro battesimo che ci fa uno con Cristo e figli di Dio, la destinazione finale della nostra vita sono nuovamente i cieli, il luogo di Dio, il luogo dove potremo appagare i nostri desideri di assoluto. Scrive Paolo nella 1.a lettera ai Corinti (1 Cor. 2: 9) “..sta scritto: Sono cose che l'occhio non vide, l'orecchio non udì, cose che non entrarono mai nel cuore dell'uomo, quelle che Dio ha preparate per coloro che Lo amano. “ Questi sono “i cieli” aperti per noi.

Il battesimo di Cristo ci ricorda naturalmente il nostro battesimo.  Non capiremo mai abbastanza la grandezza, le implicazione legate al battesimo: il battesimo ci conforma a Cristo figlio di Dio, sacerdote eterno ed unico, re dell’universo e noi siamo speculari a Lui, siamo parte di Lui….Cristo ci ha detto “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv. 15, 5)…Noi che viviamo in un ambiente ancora in parte rurale conosciamo la vite…il tralcio non è nulla senza la vite, potato, staccato dalla vite non è nulla, ma se è attaccato alla vite costituisce un tutt’uno con la pianta …è la vite, pianta e tralci.  Così è il nostro rapporto con Cristo, il battesimo ci ha reso quasi un altro Cristo…siamo come Lui “sacerdoti e re e profeti”, in che modo?   Noi per il battesimo che ci da un legame vitale, un solo corpo con Cristo, partecipiamo al sacerdozio di Lui unico ed eterno sacerdote….( lettera agli Ebrei, Cristo sommo sacerdote che offre se stesso in sacrificio), insieme a Lui ogn’uno di noi celebra nella Messa l’unica  liturgia, memoria viva della sua morte e resurrezione.  Il sacerdote che presiede la S. Liturgia, per il suo ministero dà a Cristo la sua persona e la sua parola, infatti ”in persona Christi” rinnova il mistero del Corpo e Sangue di Cristo, ma quando offre al Padre questo corpo e questo sangue per noi e per tutti, quando ringrazia Dio per ogni cosa, per ogni dono (questo vuol dire Eucaristia) lo fa non solo per noi, ma insieme a noi, usa infatti sempre il plurale.  Ogni preghiera, lode, offerta, ringraziamento, la facciamo, grazie al battesimo, sempre uniti a Cristo, come sacerdoti partecipi del suo sacerdozio, con Lui, in Lui e per mezzo di Lui. 

La terra ed il cielo e tutta la creazione lodano il Signore dice il salmista, lo lodano le acque, il sole, la luna, l’aria, il vento, ogni cosa della natura, ma lo lodano inconsapevolmente, come inconsapevolmente sono traccia della sua bellezza. Noi sacerdoti, per il battesimo siamo per ogni creatura ponte tra il cielo e la terra, in grado di portare a Dio la lode dell’intera creazione. Il Creatore ci ha fatti Signori della natura, Cristo unendoci a se ci ha fatto in sovrappiù sacerdoti, “pontefici” ponti tra la natura ed il Creatore. Noi che siamo materia spirituale e grazie a Cristo siamo anche partecipi della natura divina, siamo la voce cosciente di tutto il creato, portiamo al Signore la lode, l’amore, l’adorazione, il ringraziamento di ogni cosa, per la vita, per la bellezza per le finalità profonde ed ancora insondate di tutta la natura.  Isaia scrive quanto ho parafrasato: “ Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto.  Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.” Is 43, 20-21).  Questo è anche possibile in quanto, uniti a Cristo Signore e Re dell’Universo, partecipiamo fin d’ora della Sua regalità universale.   Scrivendo questo, mi viene in mente la bellissima vetrata della chiesa di san Giuseppe lavoratore a Fabriano che raffigura il Cristo risorto circondato dal tripudio di tutta la creazione, il mondo visibile e l’invisibile in festa che Cristo ricapitola tutto in se.   Nella preghiera pasquale “Regina Coeli” diciamo  “O Dio che per la resurrezione del tuo Figlio il Signore nostro Gesù Cristo hai rallegrato il mondo intero…”    Con il Risorto ci siamo anche noi che oggi, grazie al battesimo, possiamo comprendere e testimoniare al mondo questa gioia profonda che pervade tutta la creazione.  Anche questo è partecipazione al mistero di Cristo. Capite dunque come vivere in comunione con Cristo significhi per un cristiano una espansione impensata anche della propria umanità.   Dice il salmista al Salmo 82, 6,   versetto  che è ricordato anche  nel capitolo 34 del Vangelo in Giovanni:  “Io ho detto: «Voi siete dei, siete tutti figli dell'Altissimo».   Gli fa eco il papa san Leone Magno che scrive: “ agnosce, christiane, dignitatem tuam,  riconosci, cristiano la tua dignità”, la tua grandezza.

E’ un sogno dell’uomo ?   Un’aspirazione consolatoria che ci ripaga di tanti problemi della vita?  No.  E’ fiducia nelle parole di Cristo, fondata sulla realtà della sua resurrezione (se Cristo non fosse risorto, dice Paolo, allora si che saremmo stati degli illusi), fondata sulle parole dei Santi Apostoli che hanno testimoniato con la vita quanto hanno trasmesso: questa è la nostra fede, la nostra speranza.

Enrico Pierosara

 

 

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